La questura di Treviso ha scoperto una ragazza squillo di 16 anni che si prostituiva nella propria abitazione a Ponzano (Treviso) e in un appartamento a Bibione, dove lei e la madre erano state in vacanza la scorsa estate.
L’annuncio in internet, con il quale la ragazza adescava i clienti consisteva in poche righe, “Massaggiatrice, 19 anni, appuntamento solo dalle 17 alle 21“, accompagnate da alcune foto amatoriali in cui appariva seminuda con addosso solo la biancheria intima ed il volto coperto.
Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Treviso hanno già identificato una dozzina di clienti provenienti da da Treviso e provincia, ma pare che da maggio, mese in cui la ragazza ha ammesso di aver fissato il primo appuntamento, ad oggi siano stati almeno una cinquantina.
“Ho cominciato a prostituirmi a maggio. In casa c’erano grosse difficoltà economiche, non si riusciva a pagare le bollette. – ha raccontato la ragazza alla polizia – Dissi a mia mamma che volevo aiutarla economicamente e che per questo avrei fatto come lei” (la madre aveva 3 clienti fissi).
All’inizio la madre fu categorica ma poi la situazione cambiò: comparirono le prime inserzioni su internet e cominciarono ad arrivare le prime telefonate e i primi appuntamenti.
“Mi sono prostituita anche in vacanza, – ha spiegato agli investigatori – a luglio avevamo preso un appartamento in affitto a Bibione e lì ho continuato a ricevere i clienti“, all’insaputa del’affittuario e dei villeggianti vicini.
Dall’indagine e è uscita una ricostruzione dettagliata della doppia vita della sedicenne, studentessa al mattino e prostituta al pomeriggio.
La ragazza aveva due nomi d’arte, ai clienti diceva di avere 20 anni, non si prostituiva tutti i giorni, quando c’era molto da studiare interrompeva gli annunci, proponeva agli interessati petting, massaggi “erotici” e rapporti sessuali non completi con tariffe dai 60 ai 100 Euro, il tutto, sotto la supervisione della madre che verificava i clienti e seguiva gli incassi.
La madre, quarantacinquenne sudamericana, durante l’interrogatorio ha riferito che la figlia contribuiva alle spese mensili ma lei pensava facesse solo massaggi, negando di essere stata in casa quando la figlia riceveva i clienti ma la sua difesa non corrisponde con le testimonianze raccolte da parte degli inquirenti e la donna è finita in manette per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile.
La giovane si trova invece in una comunità protetta, affidata a una équipe di psicologi che dovranno farle ritrovare un’adolescenza normale.
Dai tabulati telefonici e dalle intercettazioni sono emersi particolare incredibili quali un militare del 51° Stormo dell’Aeronautica militare di Istrana che chiamava con il telefonino intestato al Corpo, molti clienti che chiamavano con il cellulare dell’azienda, come ad esempio un centro d’immersioni subacquee di Jesolo e un cliente che addirittura chiamava con il telefonino della moglie.
Tra di essi figurano un commercialista titolare di un prestigioso studio, un manager di un società immobiliare trevigiana, un affermato geologo e un calciatore di 29 anni di una squadra di serie D.
Alcuni si sono difesi dicendo di non sapere l’età della ragazza, altri hanno raccontato di aver rinunciato a consumare rapporti sessuali quando hanno scoperto la reale età ma per tutti, si sta facendo comunque strada l’ipotesi di iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di prostituzione minorile, che prevede una pena fino a 3 anni.
“Il merito – ribadiscono dalla questura – va ai vicini di casa che hanno capito e non hanno taciuto”.